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sabato 31 luglio 2010

HEGEL




HEGEL
Hegel nasce nel 1770, in un periodo particolarmente importante perché vive l’esperienza della Rivoluzione Francese. Quando essa scoppierà Hegel avrà quasi vent’anni e sarà studente di teologia; suo compagno di studio sarà Shelling. E’ importante questa simpatia giovanile di Hegel per la Rivoluzione Francese, soprattutto perché, in età matura, muterà radicalmente il suo atteggiamento. Vi saranno pensatori, come ad esempio Fichte, che nutriranno sempre simpatia per la Rivoluzione, ve ne saranno altri che nutriranno un’antipatia per essa, vista come il dissolversi della società e il prevalere della proprietà privata. Hegel non farà mai parte dei reazionari, ma rientra nel nucleo di quegli autori che tendono a riconoscere la positività e il valore di ogni momento della storia, anche dei più drammatici, nella convinzione che, per giungere ad una fase positiva, si deve passare per fasi negative. Il lato positivo degli eventi negativi consiste, secondo Hegel, nel fatto che fossero indispensabili per arrivare alle fasi positive. Bisogna sapere trovare la rosa nella croce, dirà Hegel, convinto che ogni negativo sia anche positivo, se visto in funzione della totalità. Molto importante nella vita di Hegel, oltre al rapporto con la rivoluzione è anche l’amicizia con Shelling, stretta ai tempi del collegio, sebbene fosse più anziano, si dichiarerà seguace di Shelling fino al 1807, anno in cui pubblicherà la Fenomenologia dello Spirito, con cui prenderà definitivamente le distanze dal maestro. Significativo è l’articolo pubblicato ds Hegel sulla rivista di Shelling e intitolato differenza dei sistemi filosofici di Fichte e Shelling, in cui prende posizione a favore della filosofia di Shelling, convinto che quella di Fichte sia un idealismo soggettivo, dove cioè è il soggetto a porre l’oggetto. Shelling aveva il merito, spiega Hegel, di aver trovato il principio in una realtà assoluta che fondava l’identità tra soggetto ed oggetto e meglio rispondeva alle esigenze proprio dell’idealismo. Con la Fenomenologia dello Spirito , la sua prima grande opera, Hegel si stacca da Shelling e dà la prima formulazione del proprio pensiero, formulazione che resterà la stessa per tutto il corso della sua vita.
Passando ad esaminare la Fenomenologia dello Spirito, essa è l’opera che segna il distacco da Shelling: se è vero che Hegel apprezzava del suo ex maestro il fatto che rendeva conto, meglio di Fichte, dell’identità assoluto di soggetto ed oggetto, tuttavia criticava aspramente il modo con cui Shelling concepiva e raggiungeva tale identità. In sostanza, Hegel accusa Shelling di aver adottato una banale scorciatoia per giungere all’identità assoluta: la negazione della filosofia e il privilegia mento dell’intuizione artistica. Hegel, per criticare il suo rivale, ricorre a due metafore, paragonando il modo in cui Shelling arriva all’Assoluto ad un colpo di pistola, e il modo in cui concepisce l’Assoluto, ad una notte in cui tutte le vacche sono nere. Shelling è arrivato subito alla destinazione, ovvero all’Assoluto, come un colpo di pistola giunge subito al bersaglio, perché ha messo l’Assoluto all’inizio come identità sempre esistita tra soggeto ed oggetto; ha poi concepito l’Assoluto in modo confusionario, come incapacità di distinguere il soggetto dall’oggetto per mancanza di luce, come di notte non si distinguono le vacche l’una dall’altra, non perché sono davvero nere, ma perché non si vede il loro vero colore. Hegel  vuole invece pervenire ad una concezione dell’Assoluto in cui si riconosce l’identità ultima della contrapposizione tra, ad esempio, soggetto ed oggetto: non si deve cioè, sulle orme di Shelling, negare fin dall’inizio la contrapposizione tra soggetto ed oggetto, bensì bisogna passare per tale contrapposizione e riconoscerne l’identità solo alla fine. Non a caso, la filosofia di Hegel è una delle più grandi costruzioni sistematiche mai elaborate, forse anche maggiore del sistema aristotelico; si tratta di una filosofia in cui vi sono le strutture generali di tutta la realtà in tutti i suoi aspetti. Le opere del sistema sono parecchie e la più sistematica, che meglio descrive il tutto, è l’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio: in essa vi è tutto Hegel e vi si trovano i 3 momenti della sua filosofia: Logica, Filosofia della natura, Filosofia dello Spirito. Se la Filosofia dello spirito e con la Logica Hegel si occupa dell’uomo, con la Filosofia della natura ci si occupa della natura ed Hegel non la apprezzava affatto, poiché a lui interessava lo spirito, la dimensione del pensiero, mentre la dimensione della natura, tanto cara ai romantici, non gli stava a cuore.






Gli scritti teologici giovanili
L’argomento tratto in tali scritti è la religione e non la teologia, nonostante il titolo: infatti in essi Hegel non parla di Dio(teologia), bensì del rapporto dell’uomo con Dio(religione). E’ importante questa precisazione perché evidenzia come l’interesse di Hegel sia sempre riservato alla realtà umana, lo spirito. Il primo scritto è Religione popolare e cristianesimo (1792-94) dove 'popolare' non sta a significare che è una religione divulgativa, bensì vuol dire 'religione del popolo' e allude ad una religione che tenda ad identificarsi con l'identità nazionale di un popolo. L'argomento centrale dell'opera è un paragone tra la religione degli antichi Greci e il cristianesimo, un paragone che fin dall'inizio va a tutto vantaggio della religione greca. E' curioso che uno studente di teologia luterana dichiari esplicitamente la propria preferenza per la religione dell'antico popolo greco. A portare Hegel a privilegiare la religione greca è il rapporto che con essa intercorreva tra individuo e società: si attua ora un paragone tra la figura di Socrate e di Gesù, spesso identificate nel corso della storia per via della loro affinità di pensiero. Hegel la pensa in modo diametralmente opposto e sostiene che il messaggio di Socrate vada privilegiato rispetto a quello di Gesù per via delle differenti richieste che hanno fatto ai loro seguaci. Ai suoi discepoli Socrate non chiede di abbandonare il loro ruolo nella società, ad un militare non chiede di cessare l'attività di militare per poter diventare suo seguace: a nessuno chiede di uscire dalla società, li invita anzi a svolgere normalmente il loro mestiere ma rendendosi conto del senso di ciò che fanno. Sull'altro versante, il messaggio di Gesù può essere riassunto nelle parole che egli rivolge a Pietro invitandolo ad abbandonare il lavoro di pescatore per diventare pescatore di uomini, apostolo: chiede ai propri discepoli di abbandonare il loro ruolo per cambiare radicalmente e per staccarsi dalla società chiudendosi in una nuova identità. Nell'ottica hegeliana, l'atteggiamento di Socrate e della religione greca in generale è migliore rispetto a quello di Gesù e del cristianesimo : nel mondo greco, infatti, la religione non stacca l'uomo dalla società, ma lo fa rimanere in essa dandogli una connotazione e, proprio per questo, la civiltà greca è superiore. Il motivo storico di questo privilegiamento può essere ravvisato nel fatto che Hegel era luterano e Lutero aveva particolarmente insistito, da un lato, sul fatto che i sacerdoti non dovevano affatto essere uomini sganciati dalla società e, dall'altro lato, sulla sacralità del ruolo che ciascuno svolge all'interno della società. Nella religione greca, poi, prevale la collettività, il popolo: appartenere al popolo greco vuol dire avere un certo tipo di religiosità, e viceversa. Nel mondo cristiano vi è netta contrapposizione tra i due aspetti: la religione greca è della collettività, quella cristiana è invece privata. Ora l'Hegel della Religione popolare e cristianesimo non è ancora arrivato a queste considerazioni ed è ancora convinto che il mondo greco sia caratterizzato da perfetta unità, quello cristiano da una frattura . Successivamente, però, vedrà nel mondo greco l'innocenza originaria destinata a spezzarsi, rinunciando alla nostalgia per quel mondo: era sì un mondo di assoluta unità, ma era anche il simbolo dell'innocenza che doveva essere spezzata per poter riconquistare l'unità ad un livello più alto. L'opera successiva alla Religione popolare e cristianesimo è la Vita di Gesù (1795), in cui Hegel sembra dire cose opposte a quelle dell'opera precedente. Si tratta di un'opera di esplicita ispirazione kantiana: se in Religione popolare e cristianesimo vi era una velata critica a Kant e ai suoi dualismi irrisolti (soggetto/oggetto, noumeno/fenomeno, ecc) a cui Hegel contrapponeva il mondo greco, senza frantumazioni, ora invece egli segue il verbo kantiano e vede in Gesù (e nel suo insegnamento di non fare ad altri ciò che non vuoi che sia fatto a te) una sorta di incarnazione dell'imperativo categorico, per cui i comandamenti cristiani altro non sono che gli imperativi della morale. Su questi presupposti, Hegel afferma che la religione cristiana è una religione naturale, che esplicita i contenuti della morale razionale. Poi però, prosegue Hegel, si è verificato un fatto negativo: la positivizzazione del cristianesimo, ovvero l'istituzionalizzarsi storico di tale religione. In questo suo istituzionalizzarsi il cristianesimo ha subito un processo di degenerazione e la Chiesa altro non è che una degenerazione del cristianesimo. E' un discorso molto illuminista. Di volta in volta il cristianesimo viene visto e valutato in modi diversi: in Religione popolare e cristianesimo Hegel biasimava il cristianesimo per il fatto che esso strappa gli individui alla società, nella 2° versione de La positività della religione cristiana lo elogia e ne esalta la veste materiale e positivizzata, il che è in contrasto con la Vita di Gesù . Eppure c'è un elemento in comune tra le due opere ed è la critica dell'atteggiamento religioso ebraico visto come esasperata separazione tra uomo e Dio: più in generale, ritorna la critica all'astrattezza.











Passiamo ora ad esaminare il periodo di Jena e i suoi scritti: il più importante è senz'altro la Fenomenologia dello spirito , ma spicca anche la Differenza dei sistemi filosofici di Fichte e di Schelling , in cui Hegel si schiera dalla parte del maestro Schelling e della sua filosofia contro Fichte, il cui idealismo viene visto come eccessivamente soggettivo. Ma l' 'idealismo', nel suo significato originario, mette in discussione l'esistenza autonoma dell'oggetto e, in ultima istanza, tende a dire che soggetto e oggetto sono la stessa cosa, ossia che vi è identità tra i due: e questo vale per tutti e tre i grandi idealisti (Hegel, Schelling e Fichte), accomunati dalla critica a Kant per l'aver mantenuto divisioni nella realtà (oggetto/soggetto, essere/dover essere, noumeno/fenomeno, ecc) e per non essere stato in grado di trovare un unico principio . Per Fichte, però,  il soggetto, riveste così un ruolo più importante rispetto all'oggetto stesso. Se l'aspetto centrale dell'idealismo risiede nell'identità assoluta tra soggetto e oggetto, allora è evidente che Hegel preferisca Schelling e la sua Filosofia dell'identità, per la quale l'intera realtà è riconducibile ad un unico principio che non è nè natura nè spirito, nè oggetto nè soggetto, bensì sta a monte di ogni frantumazione. L'idealismo schellinghiano, è più equilibrato: è vero che il soggetto pone l'oggetto, ma è anche vero che dall'oggetto viene fuori il soggetto, con la conseguenza che vi è un'identità assoluta tra i due. Hegel respinge nettamente la concezione astratta degli Illuministi e vede la realtà in chiave concreta, convinto che ogni parte si spieghi solo facendo riferimento al tutto, così come in un albero ogni singola parte (le foglie, le radici, i rami, ecc) esiste e ha una sua funzione solo se si fa riferimento al tutto, cioè all'albero stesso; tuttavia nella concezione concreta cui Hegel fa riferimento le parti, anche se inserite nel tutto, non perdono il loro significato autonomo (come avviene in Schelling). Ecco dunque che a distinguere Hegel da Schelling è la convinzione che si debba, sì, cogliere il tutto, ma anche le parti nel tutto, poichè il tutto è veramente tale nella misura in cui deriva dai rapporti che legano le singole parti . L'Assoluto cui perviene Schelling è invece un tutto in cui non si distinguono parti, una notte in cui tutte le vacche sono scure, ovvero un qualcosa in cui le singole parti si perdono confusamente nel buio del tutto. Hegel critica anche aspramente l'uso limitato dell'intelletto: da solo, esso non basta, bensì è necessario l'ausilio della ragione la quale ricollega a formare un tutto ciò che l'intelletto ha separato, è invece vietato l'uso dell'intuizione, ovvero la pretesa di cogliere per intuizione artistica (come ha fatto Schelling) il principio unitario: Schelling arriva immediatamente (con un colpo di pistola, dice Hegel) all'Assoluto come punto di partenza del ragionamento. Il percorso che fa Hegel è opposto ed esula dalla pretesa di cogliere l'Assoluto immediatamente. Tale percorso è così articolato:
  analizzare con l'intelletto le differenze della realtà
  cogliere le relazioni che le mettono in collegamento le une alle altre
  costruire con tali relazioni la totalità, vedendo come cose diverse e anche opposte si richiamano ad un unico principio
  e arrivare dunque all'Assoluto (come punto d'arrivo e non di partenza), all'identità tra soggetto e oggetto, identità in cui però si colgono ancora le singole parti.
Passiamo ora ad esaminare la DIALETTICA hegeliana, risolta dal pensatore nella triade : tesi (dal greco tiqhmi , pongo ), antitesi (dal greco antitiqhmi , pongo contro ) e sintesi (dal greco suntiqhmi , pongo insieme ). La realtà per Hegel è dinamica, e può esserlo sia nel tempo sia fuori dal tempo: si può parlare di trasformazioni temporali (che avvengono cioè nel tempo), ma ci si può anche riferire a trasformazioni di concetti.  Hegel è convinto che la dinamicità investa ogni ambito della realtà, dalla realtà del pensiero (studiata dalla logica) ovvero la trasformazione dei concetti gli uni negli altri, alla realtà della natura (studiata dalla filosofia della natura) e alla realtà umana (lo spirito) come, ad esempio, la storia. Le leggi che regolano tali trasformazioni sono identiche in qualsiasi ambito noi le esaminiamo: saranno le stesse leggi nella realtà del pensiero, in quella della natura e in quella dello spirito. In particolare, spiega Hegel, le leggi che regolano il pensiero sono le stesse che regolano la realtà : già Aristotele l'aveva sostenuto secoli addietro, senza però riuscire a spiegare il perchè. In una prospettiva idealista (quale è quella hegeliana) in cui oggetto e soggetto sono la stessa cosa, risulta evidente che anche il pensiero e l'essere siano la stessa cosa (come già aveva sostenuto Parmenide).  Per Hegel è la stessa cosa: Dialettica è sia il modo in cui la ragione opera, ma è anche il modo in cui funziona la realtà.Ora, in questa definizione abbiamo un esempio di dialettica: di tesi, di antitesi e di sintesi. La prima definizione data dall'interlocutore corrisponde alla tesi, ovvero si 'pone', si definisce qualcosa e può trattarsi sia di realtà sia, come nel caso che stiamo esaminando, di pensiero. Dopo la tesi, la si critica e la si nega (antitesi), ma tale negazione non è solo negativa ( ogni negativo è anche positivo ) poichè fa emergere nuove definizioni di volta in volta depurate dagli elementi contradditori. Con l'antitesi, ovvero con la negazione della tesi, si arriva ad una nuova definizione, ma non si tratta più di una tesi giacchè tiene conto sia della prima definizione (tesi) sia della critica ad essa mossa (antitesi): si tratterà dunque della sintesi, ovvero di una composizione che tiene conto sia della tesi sia della antitesi (e anzi, le sintetizza) per giungere ad una nuova tesi più corretta. In altri termini, se la tesi era una definizione e l'antitesi era la negazione di tale definizione, la sintesi (e qui sta la cosa interessante) presenta un pò della tesi e un pò dell'antitesi, ma visto che la sintesi nega la negazione della tesi (ovvero nega l'antitesi), allora la sintesi è una negazione della negazione. Si riproporrà la definizione data in origine, però tenendo conto delle critiche ad essa mosse. Possiamo fare un esempio del procedimento dialettico del pensiero analizzando il passaggio dai Presocratici ai Sofisti e, infine, a Platone. I Presocratici hanno proposto delle verità e rappresentano la tesi; i Sofisti le hanno negate e rappresentano l'antitesi; Platone ripropone tali verità tenendo conto delle critiche mosse ad esse dai Sofisti. Platone non dà ragione nè agli uni nè agli altri ma è comunque più vicino ai Presocratici perchè non si limita a distruggere, bensì presenta delle verità, anzi presenta le verità dei Presocratici ad un livello più alto, avvalendosi della negazione e della critica mossa dai Sofisti come punto d'appoggio per salire. E la posizione di Platone risulta più matura rispetto a quella dei Presocratici grazie alle critiche mosse dai Sofisti: è una sorta di processo circolare, ma a spirale poichè non si torna mai al punto di partenza, bensì ad ogni spira il livello è salito di un pò. Questo gioco per cui si sale un pò alla volta è ben espresso dall'uso hegeliano di una parola tedesca: Aufhebung , che potremmo tradurre con 'superamento', ma che può essere tradotto ancora più adeguatamente dal 'tollere' latino, nella sua duplice accezione di 'togliere' e di 'sollevare'. Infatti, il superamento è il processo per cui, nello sviluppo dialettico della realtà, ogni cosa viene tolta e conservata, ovvero tolta e sollevata (cioè riproposta ad un livello più alto). Ecco perchè le discussioni di Platone rappresentano un superamento della posizione presocratica e sofistica: si eliminano (togliere) le posizioni precedenti, ma vengono, per così dire, conservate e riproposte ad un livello più alto (sollevare): in poche parole, si toglie e si mantiene ad un livello superiore . I 3 momenti della dialettica Hegel li definisce tesi, antitesi e sintesi, ma ancor più spesso chiama 'momento intellettuale' la tesi, e momenti razionali l'antitesi e la sintesi, dove l'antitesi (1° momento razionale) è momento razionale in senso stretto, mentre la sintesi (2° momento razionale) è momento speculativo. Definisce la tesi comemomento intellettuale a sottolineare l'egemonia dell'intelletto in questa fase della dialettica: l'intelletto definisce, stabilisce limiti e ritaglia la realtà, facendo vedere le cose le une indipendenti dalle altre.

FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO



COSCIENZA
CERTEZZA SENSIBILE
PERCEZIONE
INTELLETTO

AUTOCOSCIENZA
SERVO-PADRONE
STOICISMO-SCETTICISMO
COSCIENZA INFELICE

RAGIONE
SCIENZA MODERNA
AZIONE INDIVIDUALE
ETICITA'

SPIRITO
BELLA ETICITA'
REGNO DELLA CULTURA
SAPERE ASSOLUTO
SPIRITO (sintesi) => l’idea ritorna in sé, più ricca, più esperta, più consapevole di se stessa. A sua volta lo Spirito si attua in tre momenti:
        Spirito soggettivo (tesi), è lo spirito individuale, l’io, limitato e finito. Lo spirito sogg. si compie in tre momenti: antropologia (tesi) considera l’individuo costituito di corpo e anima capace di conoscere e sentire; fenomenologia (antitesi) l’individuo è capace di riflettere su se stesso, capisce di essere universale perché manifestazione della ragione. E’ conscio che con la ragione può diventare padrone della vita; psicologia (sintesi) considera l’individuo come soggetto che sa e vuole essere libero attraverso il conoscere e l’agire.
        Spirito oggettivo (antitesi), lo Spirito individuale, in relazione con gli altri Spiriti individuali. Lo Spirito ogg. si attua in tre momenti: diritto (tesi) complesso delle norme che regolano il rapporto tra gli individui (si assicura la libertà individuale, che viene però condizionata dalle leggi, in modo da non violare la libertà altrui); moralità (antitesi) l’individuo deve interiorizzare la legge e la subordinazione volontaria al dovere, adeguando il suo comportamento a ciò che deve fare; eticità (sintesi) concilia il diritto e la moralità promovendo l’obbedienza alle leggi dello Stato in modo tale che le leggi non siano più imposte dall’esterno ma consapevolmente accettate. L’eticità si concretizza attraverso la triade delle tre principali istituzioni: famiglia (tesi), l’istituzione prima, costituita di vari individui uniti da legami di sangue, legami naturali, ma anche legati spiritualmente da reciproco amore che fa superare ogni egoismo. La famiglia si compie nei tre momenti del matrimoni, del patrimonio familiare e dell’educazione dei figli. Hegel considera i figli come persone, in sé libere e non appartenenti a nessuno. La famigli deve sciogliersi, e i figli, uscendone quando hanno compiuto la maggiore età, devono essere capaci di fondare famiglie proprie. Lo scioglimento della famiglia e la formazione di nuove famiglie, dà origine alla  società civile (antitesi), che è l’insieme di famiglie estranee tra loro e di varie classi sociali, unite soltanto da interessi economici. Nella società civile, l’uomo diviene propriamente uomo, nella soddisfazione dei suoi bisogni (attraverso il lavoro) e nel riconoscimento dei suoi diritti e doveri. Alla società civile, spetta il compito di assicurare il benessere dei cittadini, favorire la produzione e gli scambi dei beni, amministrare la giustizia, educare i giovani, raggiungere l’armonia sociale e moderare gli egoismi privati affinché l’egoismo non abbia la meglio sull’interesse generale. La società deve quindi assicurare la presenza di associazioni sindacali a tutela degli interessi delle classi sociali, che Hegel divide in tre tipi: la classe degli agricoltori, la classe dei lavoratori dell’industria e del commercio e la classe dei funzionari pubblici. L’amministrazione della giustizia viene affidata ai giudici, mentre il compito di provvedere alla sicurezza è affidato alla polizia e alle corporazioni di mestiere. La suprema funzione di gestione razionale della società però appartiene allo stato (sintesi). In esso si combinano famiglia e società civile. Lo Stato è supremo moderatore del conflitto sociale e il garante dell’esercizio dei diritti di ogni persona. La migliore forma di governo è la monarchia costituzionale, e tra tutte le monarchie la migliore è quella prussiana perché in essa si fondono autorità e modernità. La monarchia costituzionale è il punto di sintesi dei tre poteri: legislativo, cioè il potere di fare le leggi; esecutivo, ovvero il potere di tradurre le leggi in norme pratiche; e del principe, a cui compete di dire l’ultima parola sulle leggi e sulle decisioni da prendersi. Il monarca appare quindi come il culmine della decisione, mentre il vero potere è dei pubblici funzionari, cui compete la parte contenutistica.
        Spirito assoluto (sintesi), è infinito, illimitato. E’ l’universale, la fusione fra spirito sogg. e ogg., e si divide in: Arte (tesi), religione (antitesi), Filosofia (sintesi).
        AUTOCOSCIENZA
        Nella fase dell' autocoscienza il centro dell' attenzione si sposta dall' oggetto al soggetto, cioè all' attività concreta dell' io considerato nei suoi rapporti con gli altri e quindi riguarda la società, la storia della filosofia, e la religione. La figura più famosa dell' autocoscienza è la signoria virtù: 1' autocoscienza si riconosce come tale solo se si pone in rapporto con le altre autocoscienze e riesce a farsi riconoscere da altri esseri liberi e pensanti. Questo riconoscimento non può che passare attraverso un momento di lotta e di sfida cioè attraverso il conflitto tra le autocoscienze. Tale conflitto nel quale ogni autocoscienza pur di affermare la propria indipendenza deve essere pronta a tutto, anche a rischiare la vita,  non si conclude con la morte delle autocoscienze contendenti,  perché in tal caso la dialettica si annullerebbe ma con la vittoria di alcune autocoscienze sulle altre.  Chi ha vinto è diventato padrone e chi ha perso è diventato servo.   Il padrone è colui che pur di affermare la propria indipendenza non ha esitato a rischiare tutto nella lotta ed a mettere a repentaglio la propria vita, mentre il servo è colui che ha avuto paura di rischiare la vita.
        LA DIALETTICA SERVO – PADRONE
        Tuttavia per H. il rapporto servo - padrone che corrisponde al tipo di società del mondo antico, è destinato ad una paradossale inversione dei ruoli,cioe ad una situazione per cui il signore diventa servo del servo e il servo diventa signore dél signore.Infatti il signore che prima appariva indipendente nella misura in cui si limita a godere passivamente del lavoro del servo, finisce per diventare dipendente del servo.    Invece il servo che appariva dipendente poiche trasforma e padroneggia  le cose da cui il signore riceve sostentamento finisce per rendersi indipendente. H. mette dunque l’accento sul valore formativo del lavoro e dell’esperienza, della sottomissione dalla quale si generano le condizioni per la liberazione.

1 commento:

  1. Ricivutu esse di ricivete terapiji di u depot di orale o futuri di injezziunale, sti bisognu di visita di assistenza medica per a medicazione è di surviglianza di a sicura è a risposta. Sì i pazienti sò trattati bellu prima, prima chì lotu di danni à u sistema immune hè accadutu, l'expectativa di vita hè vicinu a u normale, finu à quandu stanu nantu à u trattamentu riprova. In ogni casu, quand'ellu ùn viaghjanu micca a terapia, u virus ribella à u nivellu altu in a maiò parte di malatie, à volte nunda di a malatia gravi, perchè aghju passatu questu quì è ancu un risultu aumentatu di morte. U scopu di "cure" hè sempri invece, ma averemu crede chì u mo guvernu hà fatti milioni di drogues ARV invece di truvà una curazione. per a terapia persunalizata è di surviglianza. L'ARV sola ùn pò micca guariscenu l'HIV comu di i celluli chì sò infettati sò largamente CD4, e di i celluli di memoria, è possibbilmente di altre crescenu chì actanu cum'è reservorii longu. VIH potu oculari in sti celluli senza esse detecati da u sistema immune di u corpu. Per quessa chì ancu quandu ART viaghjate ubligatoriamente di e volta di infezzjoni di i celi, ghjunti chì anu infughutu prima di a iniziativa di terapia persistenu è da issi reservorii u VI rebbia si u trattamentu hè statu. "Cure" pò esse qualchissimu un cura di eradicazione, chì significa à ridirete solu u corpu di u virus di reservatu o una curazione HIV funziunale, induve ellu vi pudete esse in i celluli di u reservatu; ma a rebutioni versu nivellu elevatu hè impeditu dopu a interruzzione di terapia. L'Itua Meditazioni Herbalificà me crede chì ci hè una speranza per e persone chì soffrenu, a malatia di Parkinson, Schizophrenia, Cancer, Scoliosis, Fibromialia, Fluoroquinolone Toxicity
    Sindrome Fibrodisplasia Ossificans Progressiva.Fatal Familial Insomnia Factor V Leiden Mutation, Epilepsy Dupuytren's disease, Desmoplastic tumblr-cellulose, Diabetes, Celiac disease, Creutzfeldt-Jakob disease, Amyloid Cerebral Angiopathy, Ataxia, Artritis, Amyotrophic Lateral Schloss, Alzheimer's, Adrenocortical carcinoma.Aquenza, I malatii allergii. Hiv_ Aids, Herpe, Copd, Diabetes, Hepatitis, aghju avete infurmatu in elli cumu guariscenu Tasha è Tara, per quand'e cuntattate à Ghjesù à drituherbalcenter@gmail.com, ancu parlatu nantu à u whatsapps +2348149277967 crede à mè era faciale aghju bevutu a so ricerche di erba erbi per dui simani è i guariscenu cum'è chì ùn hè micca Dr Itua un omu maravigghianu? Sì hè ellu! Aghju aghju aghju datu tantu, vi cunsiglià sè si avete suffrutu da una di e malatie. Pls cuntattu per quellu chì hè un omu bonu.

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