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lunedì 2 agosto 2010

GIOVENALE

GIOVENALE

LA VITA
Le notizie sulla vita di Giovenale sono estremamente povere ed incerte. Egli nacque, probababilmente intorno al 60 d.C. La posizione sociale e la situazione economica di Giovenale, che affiorano dalle Satire e da tre epigrammi di Marziale, sono quelle di un tipico esponente del “ceto medio” urbano. Di qui la necessità di accettare il ruolo di “cliente”, di porsi in altre parole al servizio di un ricco patronus, sottostando alle umiliazioni e ai disagi più volte descritti nelle Satire. Incerte sono anche le notizie sulla sua formazione, che pare comunque legata alle scuole di retorica e di eloquenza. A quanto pare, incominciò a pubblicare i cinque libri delle sue Satire solo in età matura: i primi due sotto Traiano e gli ultimi tre sotto Adriano.

LE SATIRE

Di Giovenale ci sono pervenute 16 Satire in esametri, divise in cinque libri. Fra i primi tre libri e i due successivi si nota un netto distacco: le prime nove satire nascono, infatti, dalla indignatio e sono caratterizzate da un tono aggressivo nella rappresentazione realistica dei vizi, le ultime sette rivelano invece una chiara matrice diatribica (genere letterario tipico della divulgazione morale e filosofica,).Nella satira proemiale Giovenale afferma di vedere davanti a sé una società che ha raggiunto il limite estremo della corruzione. Per evitare persecuzioni e condanne, il poeta sarà costretto a descrivere nelle sue satire l’epoca degli imperatori ormai defunti, ma la società malata di cui parla è quella attuale. In questa prima satira Giovenale afferma di volersi inserire nel genere letterario fondato da Lucilio e portato a perfezione da Orazio, ma la sua osservazione della realtà è lontanissima da quella indulgente di Orazio, poiché è compiuta sempre attraverso l’indignatio e cogliendo non tutti gli aspetti dell’esistenza umana, ma soltanto quelli negativi. La società descritta da Giovenale si manifesta soprattutto nella ricerca esasperata del lusso, in uno sfrenato consumismo, nel soddisfacimento di ogni piacere senza alcun rispetto per la “giusta misura”, per il modus. Straordinari esempi di perversione ed eccesso si hanno nella descrizione dei banchetti dei ricchi, nella gara di sfarzo nelle abitazioni e nell’abbigliamento, ma soprattutto nel comportamento delle donne. Oltre che dai vizi, Giovenale è urtato da molti aspetti innovativi della società imperiale. Il crescente cosmopolitismo ha riempito l’Italia di Greci ed orientali, nei quali il poeta vede gli importatori del vizio e di culti perversi. Il modello etico sulla base del quale Giovenale condanna la società contemporanea è quello tradizionale della Roma repubblicana, che ad ogni modo non ha alcun carattere socialmente “progressivo”: è anzi il ritorno a un mondo rurale privo di apporti stranieri, in cui ogni ceto deve far bene la sua parte standosene nel posto assegnatogli dalla gerarchia sociale. Questo atteggiamento di rifiuto del proprio tempo non è probabilmente solo il frutto di un’esasperazione individuale, ma riflette il modo di pensare di una parte della popolazione romana ed italica di condizione libera, ma economicamente debole, che non si sente partecipe dei benefici della nuova realtà politica e sociale. La poetica di Giovenale presenta una trasformazione abbastanza netta dalla satira X. L’enfasi della denuncia appare finita, è dato più spazio all’ironia, e il contenuto della satira si esprime in forme più indirette. Forse Giovenale si rese conto dell’inutilità di una denuncia che si limitasse a descrivere le manifestazioni del vizio e cercò quindi di giungere alle radici del male, ai modelli etici che stavano alla base dei comportamenti individuali e collettivi. Nelle ultime sette satire, in effetti, sono passati in rassegna i grandi temi morali (la fides, l’amicizia, l’educazione dei giovani) ed è proposto un modello positivo di saggezza, senza tuttavia uscire mai dai luoghi comuni dell’etica diatribica.
LA LINGUA, LO STILE
Giovenale articola spesso il discorso morale in una successione di scenette, ma descrive la realtà seguendo schemi retorici che accentuano l’enfasi ed esasperano i toni, con un’evidente ricerca di effetto. Giovenale conferisce al proprio discorso non il tono colloquiale del sermo, ma l’enfasi del dramma, che richiama il teatro tragico. Proprio questa caratteristica dello stile di Giovenale ha fatto sì che molti dei suoi versi siano diventati veri e propri proverbi. Gli elementi di stile elevato che nella tradizione satirica erano entrati finora esclusivamente a fini di gioco parodistico, hanno in Giovenale una presenza più larga. Il lessico della tradizione poetica illustre serve, oltre alla vera e propria parodia, a dare solennità e autorevolezza agli esempi, e ad elevare il pathos satirico.

LA FORTUNA

Le Satire di Giovenale non godettero di grande popolarità presso i contemporanei: non vengono ricordate da Marziale negli epigrammi dedicati all’amico Giovenale e neppure da Plinio il Giovane, che nelle sue lettere si dimostra un curioso ed attento osservatore della vita intellettuale romana. Vennero “riscoperte” nel IV secolo e proprio per il suo rigore morale, Giovenale fu tra i poeti più letti nel Medioevo. Grande popolarità godette specialmente nel Seicento e nel Settecento europei.

PERSIO - GIOVENALE

Entrambe sono autori separati da mezzo secolo, infatti Persio visse sotto Nerone, mentre Giovenale sotto i Flavi.
Hanno condotto una vita ai margini(sia a livello biografico che culturale): di fatto non ebbero gli appoggi necessari per entrare nei circoli dell'’mperatore.
Persio, anche se ebbe piu’ successo, mori’ giovane ( 28 anni) e non pote’ cosi’ realizzarsi pienamente.
Giovenale  invece si appoggiò ad alcuni potenti dai quali però non ebbe mai una sicura protezione.
Per loro, Roma era in un’ età di degenerazione e corruzione e l’unico strumento di denuncia nelle loro mani era la satira.Cosa c’era che non andava a Roma?               
ü  Le famiglie imperiali non costituivano piu’ un modello dal quale trarre spunto
ü  La societa’ romana era ormai composta da individui che si erano fatti dal niente: non avevano una base nobiliare o economica ( vedi Trimalcione)
ü  Aumentavano sempre di piu’ quelli che venivano meno ai valori del mos maiorum, cercando il lusso e la lussuria.
Molti personaggi delle loro satire rappresentano questo mondo.

Differenze Persio scrisse 6 satire
Giovenale ne scrisse 16 raggruppate in 5 libri
Persio à Ebbe una formazione morale e filosofica stoica: denunciando i limiti della societa’ romana, invita l’uomo a una vita piu’ appartata, piu’ sana, all’autosufficienza  e alla saggezza. Compose satire molto duro, sembro’ credere pero’ in un’alternativa (utopistica) della solitudine stoica.
Giovenaleà Era convinto dell’irrecuperabilità della societa’ romana. Sembra non prendere in considerazione l’idea di una redenzione. Toni e lingua si fanno così aspri e duri.

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