L’autore del Satyricon è il personaggio rappresentato da Tacito in Annales, Petronius Niger , console verso il 62 , suicida per volontà di Nerone nel 66 d.C Descrivendo le circostanze della morte di Petronio, Tacito delinea un personaggio paradossale, inimitabile. Petronio era stato un valido ed efficiente uomo di potere; proconsole e poi console; ma la qualità che lo rendeva prezioso a Nerone era la raffinatezza, il gusto estetico. Tra le suggestioni che balzano alla mente – sono certe figura del Settecento europeo, o del Decadentismo: il cortigiano, il dandy, l’asceta, dell’estetismo. Petronio, spinto al suicidio nel 66 da intrighi di palazzo stupì ancora una volta, realizzando un suicidio paradossale come lo era stata la sua vita. Il suo suicidio sembra essere stato concepito come una parodia del teatrale suicidio tipico di certi oppositori del regime. Incidendosi le vene, e poi rallentando ad arte il momento della fine, Petronio passò le ultime ore a banchetto occupandosi di poesia.
Quanto alle deduzioni da trarre per l’interpretazione del Satyricon, occorre muoversi con maggiore prudenza.
Il problema del genere e dei modelli
Nell’opera di Petronio, gli studiosi moderni hanno rintracciato elementi del romanzo antico, della fabula milesia, del mimo, della satira menippea, della satura latina.
Rapporti con il romanzo greco: nel satyricon i protagonisti vivono situazioni vivono situazioni simili a quelle del romanzo greco (tempeste, nubifragi, riconoscimenti, travestimenti, fughe, persecuzioni di nemici) su un registro patetico e melodrammatico (lamenti declamatori, tentativi di suicidio, sfoghi epistolari). I protagonisti sono una coppia di innamorati, ma omosessuali; non virtuosi e fedeli, ma viziosi e corrotti. Ascilto ed Eumolpo sono l’antitesi dell’amico leale. Sembra una parodia del romanzo greco, una sorta di antiromanzo: l’idealizzazione sentimentale dell’amore è sostituita dall’irrompere di desideri materiali.
Un’ODISSEA comica: parodia dell’Odissea: Odisseo, perseguitato da Poseidone= Encolpio perseguitato da Priapo (presenza anche di Circe). Ci sono anche altri accostamenti: Gitone che si nasconde sotto il letto come Ulisse sotto il ventre delle pecore…
Rapporti con la satira: incisiva caratterizzazione delle figure dei convitati alla Cena Trimalchionis, il realismo mimetico del’osservazione, il tono arguto e spregiudicato. Ma non ha fini morali.
Rapporti con la Satira menippea: forma prosimetrica (prosa mista a versi), la varietà dei registri stilistici (dal più basso al più elevato), parodia, fusione di elementi realistici e fantastici.
struttura del romanzo e strategie narrative
Satyricon à Il motivo del viaggio, su cui si era modellata gran parte della narrativa antica, nel romanzo di Petronio assume la forma di un affannoso vagare labirintico. Sullo schema del labirinto sono modellati tutti gli episodi del romanzo. Il viaggio di Encolpio è un viaggio a vuoto, nel corso del quale si ritorna sempre al punto di partenza. In chiave simbolica, il motivo del labirinto definisce lo stato di precarietà, di incertezza dei personaggi.
Reralismo mimetico ed effetti di pluristilismo
Ogni personaggio viene caratterizzato dal linguaggio che usa: per questo parliamo di «realismo mimetico». Ci sono due categorie di personaggi: quelli colti, che utilizzano un latino semplice ma elegante e quelli incolti, che si esprimono in un latino fortemente espressivo.
IL SATYRICON
Pochi capolavori della letteratura mondiale sono segnati da ombre così molteplici e sovrapposte: del Satyricon sono incerti l’autore, la data di composizione, il titolo e il significato del titolo, l’estensione originaria, la trama, per non parlare di questioni meno concrete ma importanti, quali il genere letterario in cui si inserisce e le motivazioni per cui quest’opera per molti versi eccentrica venne concepita e pubblicata.
Percorrendo brevemente la trama del Satyricon, terremo presente che il nodo in cui si è formato il testo che abbiamo è assai problematico. La parte più integra è il famoso episodio della Cena di Trimalcione.La storia è narrata in prima persona dal protagonista Encolpio, l’unico personaggio che compare in tutti gli episodi del romanzo. Encolpio attraversa una successione di peripezie, e il ritmo del racconto è variabile; talora scarno e riassuntivo, a volte – come nella cena in casa di Trimalcione – lentissimo e ricco di dettagli realistici.
Da principio Encolpio, un giovane di buona cultura, ha a che fare con un maestro di retorica, Agamennone, e discute con lui il problema della decadenza dell’oratoria.
Encolpio viaggia in compagnia di un altro avventuriero, Ascilto, e di Gitone; fra questi personaggi corre un triangolo amoroso. Entra in scena una matrona di nome Quartilia, che coinvolge i tre in un rito in onore del dio Priapo. I riti si rivelano più che altro un pretesto per asservire i tre giovani ai capricci lussuriosi di Quartilia.
Appena sfuggiti a Quartilia, i tre vengono scritturati per un banchetto in casa di Trimalcione, un ricchissimo liberto dalla sconvolgente rozzezza. Si descrive con abbondanza di dettagli lo svolgersi della cena, una teatrale esibizione di ricchezza e di cattivo gusto.La rivalità omossessuale tra Encolpio e Ascilto precipita; i due, gelosi dell’amore di Gitone, hanno un violento litigio, e Ascilto si porta via il ragazzo. Encolpio affranto, entra casualmente in una pinacoteca, e qui conosce un nuovo personaggio che avrà ruolo centrale in tutte le successive e avventure. Si tratta di Eumolpo, un poeta vagabondo, un uomo anziano ma avventuriero. Eumolpo comincia con l’esibire i suoi doni poetici, recitando seduta stante una sua composizione sulla Presa di Troia. Dopo una rapida serie di peripezie, Encolpio riesce a recuperare il suo Gitone, e a liberarsi di Ascilto, ma non a liberarsi di Eumolpo, che si rivela sempre più come un nuovo aspirante alle grazie di Gitone. Si costituisce così un nuovo terzetto amoroso. Sinora, l’azione si è svolta in una Graeca urbs, una città costiera della Campania. Encolpio, Eumolpo, e Gitone, lasciano precipitosamente la città imbarcandosi, in incognito, su una nave mercantile. Durante la rotta, il padrone della nave si rivela essere il peggior nemico di Encolpio: è un mercante di nome Lica, che ha motivo di vendicarsi per qualche precedente avventura. Eumolpo tenta una mediazione, e fra l’altro cerca di svagare i compagni di viaggio raccontando la piccante novella della Matrona di Efeso. La situazione sembra, comunque, male avviata, quando interviene una provvidenziale tempesta. Il minaccioso Lica viene spazzato in mare, la nave cola a picco, e i tre si ritrovano soli sulla riva.Inizia così una nuova avventura: Eumolpo scopre di essere nei paraggi della città di Crotone. Questa città dal passato glorioso è in mano ai ricchi senza eredi. Durante il cammino verso Crotone, Eumolpo tiene ai suoi compagni una lezione sulla poesia epica, e declama un lungo poemetto sulla guerra tra Cesare e Pompeo, il cosiddetto Bellum civile.
L’ultima fase del racconto è per noi più difficile da seguire, per lo stato lacunoso del testo di Petronio. Encolpio ha un’avventura con una donna di nome Circe, ma improvvisamente è abbandonato dalle sue facoltà sessuali e per questo perseguitato dal dio Priapo.
Ancora una volta, quando il nostro testo si interrompe, troviamo il protagonista in una posizione di scacco, creata proprio dal tentativo di liberarsi da una minaccia incombente. Non sappiamo come si concludesse l’avventura di Crotone, né quanto durasse ancora il romanzo; immaginare il finale dell’opera è poi del tutto impossibile. Nessuno degli episodi che abbiamo lascia prevedere il successivo, e non sappiamo del resto, fino a che punto il Satyricon rappresenti un romanzo secondo il nostro concetto moderno di questo genere letterario